Dalla volizione all’evidenzialità
Lat. volo ‘volere’ come verbo di evidenzialità riportata, con qualche osservazione su ted. “wollen”
Un’indagine corpus-based sugli usi non volitivi del verbo latino volo ‘volere’ rivela la presenza, a partire almeno dal I secolo AEC, di usi evidenziali (finora trascurati dalla ricerca) attraverso i quali il parlante attribuisce enunciati, ma anche credenze e opinioni (Casartelli 2023), a una fonte esterna (Dell’Oro 2025b, Dell’Oro, in stampa).
Sulla base delle forme di terza persona del presente indicativo (vult, volunt) in un corpus che copre il periodo compreso tra il III secolo AEC e il II secolo EC, mostreremo in dettaglio le proprietà semantiche, pragmatiche e morfosintattiche di tali costruzioni, nonché il loro sviluppo diacronico.
Proporremo due ipotesi: 1) l’uso evidenziale di volo emerge da contesti ponte, nei quali volizione e atteggiamento doxastico si sovrappongono — in particolare nelle “frasi ridotte” con coreferenzialità del soggetto o con l’infinito passivo di verbi di opinione; 2) la componente doxastica, implicita negli usi volitivi e ancorata al soggetto volitivo, diventa esplicita quando l’ancoraggio della fonte doxastica si sposta da una prospettiva esterna (cioè l’opinione altrui) al soggetto volitivo stesso, reinterpretato come fonte evidenziale.
Il confronto con gli usi evidenziali del tedesco wollen (Remberger 2023) colloca l’evoluzione evidenziale di volo in una più ampia traiettoria di grammaticalizzazione che va dalla volizione all’evidenzialità.